Premessa al LIBRO DEL RISVEGLIO Ancora
un libro sulla spiritualità? Vorremmo che fosse quello definitivo, che butterete via dopo
averlo letto, assieme a tutti gli altri, per farne un falò.
Questo libro è dedicato a tutti coloro che si sono resi conto di aver
girato a vuoto nel dedalo di una ricerca spirituale che li elude invece di ravvicinarli
alla meta.
Tutti i saggi di qualunque cultura o razza che hanno oltrepassato
qualunque credo religioso - dicono unanimi:
-Svegliati, ciò che cerchi con tanta passione, è semplicemente colui
che sta cercando.-
Disperatamente, senza sosta e per tutta la vita cerchiamo lAmore,
la Libertà, lUnione, attraverso il sentiero sbagliato dei concetti che continuano
ad illuderci. In realtà tutto ciò è già in noi, e ha un solo nome:
c o n s a p e v o l e z z a.
La coscienza contiene queste aspirazioni, le incarna: Libertà è consapevolezza,
Amore è consapevolezza. Noi ci attacchiamo agli scampoli colorati sparsi
qua e là sulla terra, dimenticando la nostra vera veste regale. Non potendo evidentemente
afferrare la nostra vera identità, come non possiamo vedere il nostro viso, né esprimere
il sapore della bocca, o come locchio non può vedere se stesso, ci affanniamo in un
girotondo senza fine.
Il girotondo non ha meta, è la meta.
Il nostro "volto originale" non ha né inizio né fine. Non
potremo trovarlo né attraverso ledonismo né attraverso rituali né discipline, -
le pratiche, in realtà, aiutano solo a mantenersi nel qui e ora e a
disidentificarsi dallimmagine di sé. Possiamo solo retrocedere e poi, quando
tutti i nomi, le idee, le congetture si saranno dileguate come fata morgana nel deserto,
allora ecco... ciò che siamo veramente potrà rivelarsi.
E così, tutto ciò che consideravamo "altro" e che ci
spaventava - anche se fingevamo di amarlo - potrà riprendere il suo vero posto: quale
nostra veste o meglio una seconda pelle.
Allora questo mondo che ci appare così solido e che vogliamo afferrare
per paura che ci distrugga, si incolla - per così dire - ai nostri pensieri, di cui il
nostro corpo è il frutto - ombra fuggevole di unaltrettanto labile memoria.
Luniverso che ci circonda, ridiventa veramente vivo, amico e pulsa con noi; anche il
nostro nemico lo vediamo come parte integrante del nostro io, proiezione delle nostre
paure, specchio di qualche inibizione o tabù che non possiamo vedere altrimenti.
Da parecchi decenni poi, la fisica quantistica da Einstein a Böhm,
parla di interdipendenza dei fenomeni, di relatività di tempo-spazio - è sempre ora
e qualsiasi posto è qui - e di partecipazione fra osservatore e osservato. La
scienza degli elettroni e degli adroni scopre che il mondo non esiste in sé, ma è
totalmente legato alla presenza cosciente. La vera separazione tra noi e lambiente -
dicono - è la descrizione del mondo in cui ci chiudiamo.
Le convenzioni ci strangolano.
Heisenberg - noto fisico moderno - già più di cinquantanni fa
enunciava il principio di Indeterminazione, come base dei fenomeni della vita. La
coscienza appare ora piuttosto come un ologramma*: Ogni essere è una centrale
dinformazione che contiene tutte le informazioni. Gli antichi testi vedantici dicono
che la misura è mâyâ - illusione - la cui radice sanscrita è matr - come
madre o Maria. LImmacolata Concezione del dogma cristiano è la mâyâ che
crea il mondo pur restando vergine e pura.
Non dobbiamo però confondere di nuovo la Realtà, ciò che siamo
profondamente, il nostro fondo - senza-fondo - con le parafrasi dei fisici che
ancora descrivono qualche cosa, pur comprendendo la natura inafferrabile di
ciò che osservano. Il loro merito è di avvicinarsi al "gran salto" di cui
parlano i mistici di tutti i tempi. Ma esiste poi questo salto? Il famoso "salto
quantico" di cui tanto si parla non è un vero salto perché lelettrone non
cambia la sua orbita! Ciò dimostra che cè qualcosa di immutabile nel continuo
apparente movimento della vita.
L'IO, quello vero, non legato alla persona e inesprimibile a parole,
che pur si manifesta durante tutta la creazione spontanea della vita - non muta mai, dalla
nascita alla morte: anche durante il sogno notturno vi è sempre questo indefinibile senso
di essere in cui tutto compare e scompare come un temporale su un cielo azzurro. Del sonno
profondo non abbiamo un ricordo, poiché in quel momento non cè più
identificazione con il corpo o ad uno stato mentale: siamo come annegati in noi stessi.
Eppure cè un ricordo di benessere totale, non di un buco nero in cui regolarmente
cadiamo. La forma corporea dunque è vista come proiezione mentale, a cui ci attacchiamo
nello stato di veglia e che ci imprigiona nel concetto centrale "io sono il
corpo". Quando si dorme, non siamo forse incorporei?
Si parla tanto di compassione, ma in questa nuova luce, essa diventa
una parola senza senso, dal momento che si scopre che non ci sono "altri", che
la nostra povertà totale è la nostra più grande ricchezza. Non siamo niente. Siamo
tutto. Nulla e tutto si fondono nello schioccar delle dita... sono identici.
Questa vita che appare e scompare in un lampo, di cui anche i fisici
moderni constatano limprevedibilità di base, lincertezza e i mistici la
spontaneità, limpermanenza, non è forse un mondo di sogno? Nei sogni notturni i
personaggi ed i paesaggi sono nostre creazioni e quando ci svegliamo diciamo: "era
solo un sogno."
Ci svegliamo e continuiamo a sognare con gli occhi aperti, ma non ce ne
rendiamo conto che al momento in cui ci risvegliamo completamente.
Tutti i cosiddetti Risvegliati dicono che è possibile,
facilissimo, basta solo che lasciamo andare le nostre convinzioni più care e cerchiamo di
guardare attraverso lo specchio come Alice. Come Alice dobbiamo attraversare effettivamente
lo specchio, lasciare ciò che la mente costantemente ci suggerisce: memorie, opinioni,
concetti. Non possiamo restare a metà strada. Non è possibile vivere la Realtà
rimanendo legati al mondo di sogno, alla descrizione delle cose.
Anche il risveglio, lilluminazione si rivela poi la più
grande delle illusioni. Abbiamo paura tuttavia. Paura di che cosa, di chi? Di noi stessi,
del nostro vero volto, della libertà che è amore. Abbiamo paura dellignoto.
Daccordo. Cos'è lignoto? È un falso problema che deriva dalla nostra
identificazione alle nostre abitudini e memorie.
-Lignoto - dice U.G.* - è ciò che siamo!-
Ognuno di noi per così dire - possiede - anzi è - tutto loro
del mondo, però si accontenta di qualche briciola, di qualche ornamento di poco prezzo.
E le guerre, le carestie, la miseria? Ci sono come cè la pace,
labbondanza, la ricchezza. Può luno esister senza laltro? Avete mai
visto un compratore senza un venditore? Luno e laltro si alternano come la
nascita e la morte, la creazione e la distruzione: fanno parte dellologramma. Nel
nostro corpo, nella nostra mente non ci sono forse continue guerre, accompagnate da
momenti di tranquillità?
Ma tu chi sei?, dove sei? Questa è la sola
domanda da farsi. Poi, in questo momento forse, il chi e il dove possono
sparire mentre rimane solo le s s e r e che è coscienza e beatitudine.
Osserviamo il film e lasciamo che la vita segua il suo corso. Ciò non
significa affatto passività, anzi. Richiede una vigilanza appassionata, che non è
sforzo: può lamore essere unimposizione? Tutto dipende anche dal programma
che incarniamo, le nostre tendenze innate e niente di più: tuttavia faremo più
facilmente e spontaneamente quello per cui siamo apparsi alla luce, senza fatica né
apprensioni.
Questo apparato psicosomatico è sorto senza il consenso del piccolo
cervello, in realtà ci è accaduto - corpo, mente e mondo - e così
sparirà com'è venuto. Ciò che sei realmente, assiste ed è ciò che osserva:
questo è il paradosso dellapparente dualismo. Il mondo ci appare immenso e
costante, quando in realtà è il nostro computer interno che lo forma: un uomo, sotto
influsso di una droga, unape o un marziano lo vedrebbero ben diversamente.
"È unallucinazione collettiva" - diceva Nisargadatta e
ce lha confermato il fisico Schrödinger. Uomini che sono considerati mentalmente
lucidi.
I concetti dunque sono come una spina che si usa per togliere definitivamente
la spina che ci fa male in un piede: una volta usata, la si butta via assieme
allaltra. Alcuni però riescono persino a conservarle entrambe.
Mai il pensiero potrà avvicinarsi al vero Silenzio: quando la mente
non ha più risorse, come il drago vinto dallarcangelo, sarà sconfitta e la vera
comprensione potrà aver luogo.
"Né questo, né quello" "trasparenza", "vuoto
di concetti, ma pieno di ciò che è": ecco le parole usate da
questi personaggi a secoli e a migliaia di chilometri di distanza - senza uso di telefoni
- che si consideravano inesistenti, ma che vivevano tranquillamente la loro vita.
Realizzare la propria vera natura non è né la ricerca di estasi, o di poteri
soprannaturali, né un denigrare la vita terrena: è però un capovolgimento totale di
ottica per poi continuare a vivere una vita più ricca e serena.
Coloro che si sono lanciati alla ricerca del Sé, sono un po come
i cavalieri del Graal. È necessaria una grande determinazione, una passione che non
deriva certo dal piccolo ego condizionato. Tutta la nostra attenzione sarà costantemente
rivolta a Quello, come l'amante perdutamente innamorato non può distogliere il pensiero
dall'amato bene. Non è necessario mortificarsi, intraprendere viaggi pericolosi, ma
semplicemente tener viva la fiamma di questa passione. Ciò farà maturare il frutto, col
calore del sole dell'attenzione, che è "l'io sono", il senso dell'essere
presente.
Poco alla volta, o repentinamente esso scioglierà queste incrostazioni
di giudizi e concetti, questi cadaveri ideologici che ci impediscono di penetrare il mondo
vero di Alice. È l'innocenza dal pensiero concettuale che ci fa conquistare il Graal.
-L'unica innocenza è quella di non pensare - dice Pessoa.
Lultimo passo da fare in ciò che si può chiamare "la via
senza via" è vedere senza ombra di dubbio, intuitivamente - che noi siamo prima
dellapparizione della coscienza corporea : essa è ancora un oggetto, un
nome. La coscienza è lultima corda che ci lega alla misura, allillusione. Il
cosiddetto stato non-mentale non è quello di un ritardato mentale - benché
anchegli goda inconsapevolmente di questa libertà - è piuttosto uno stato di
pienezza che le parole non possono penetrare. Se si vive quello stato i pensieri veramente
utili rimangono e possono essere più efficaci, se sappiamo distinguere la mente funzionale,
da quella pensante che crea continuamente immagini legate al passato e
anticipazioni.
Al di qua, prima ancora del respiro, "più vicino ancora
della vena giugulare", ecco rivelarsi lIneffabile "volto originale"
che ci accomuna. Come un genitore affettuoso, sempre disponibile, pazientemente ci
attende: la parabola del figliol prodigo ce lo racconta.
Molti si chiederanno come "mantenere" questo stato di grazia che hanno
repentinamente riscoperto: questo senso di spazio che sposa ogni forma, senza dimensioni,
ci attirerà sempre di più, spontaneamente verso di sé. È la consapevolezza
la regista dello spettacolo, lei sola tira invisibili fili: quando sarà lora
giusta, la sveglia suonerà, adesso forse. Allora il fervore della contemplazione si
manterrà costante da solo. In questa assenza di dimensioni, di misura dunque, la
motivazione stessa è Consapevolezza, Libertà, Amore. Se la barriera dentro-fuori
sparisce, dove sono i confini dellego?. Lego si dileguerà nel tutto ciò
che è.
E quando il ricercatore scompare, chi cerca ancora e che cosa?
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*Uppaluri Gopala Krishnamurti (da non confondere con Jiddu
Krishnamurti)
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